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È mancato Manlio Armellini, uno dei padri del Salone del Mobile e del Made in Italy

Manlio Armellini ha saputo andare oltre al concetto di “fiera” per abbracciare un nuovo modo di fare comunicazione e promozione attraverso la cultura del progetto.

 

È mancato Manlio Armellini, uno dei fondatori del Salone del Mobile di Milano e colui che più di tutti ha contribuito a fare di questa fiera quello che è ora.

Manlio Armellini è stato testimone di questa idea sin dai prodromi della sua nascita, quando suo padre Tito, direttore dell’Associazione industriali del legno, cercava, insieme a un gruppo ristretto di imprenditori, di trovare soluzioni alla scarsa esportazione del mobile italiano.

Nel 1960, avevano provato a partecipare insieme alla fiera di Colonia, ma il successo non fu quello sperato. Nacque così l’idea di organizzare una fiera anche in Italia.
Da questa intuizione, nel 1961, venne fondato il Cosmit, Comitato organizzatore del Salone del Mobile italiano, e nell’autunno di quell’anno si tenne il primo Salone del Mobile a Milano.


manifesto

Se oggi abbiamo una Design Week invidiata da tutto il mondo, un settore industriale che esporta quasi la metà del proprio fatturato, è senza dubbio grazie anche a Manlio Armellini, per anni Amministratore Delegato del Salone e promotore del Made in Italy nel mondo.

Deus ex machina visionario, ha saputo infatti andare oltre al concetto di “fiera” strettamente intesa, per abbracciare un nuovo modo di fare comunicazione e promozione attraverso la cultura del progetto, circondandosi di personaggi del calibro di Achille Bonito Oliva, Peter Greenaway e Massimo Vignelli - solo per citarne alcuni -, offrendo alla sua Milano mostre indimenticabili e irripetibili come Stanze e Segreti e portando l’immagine del Made in Italy nel mondo grazie ad investimenti continui anche all’estero.

È soprattutto grazie a lui se il Salone è diventato un “evento”, l’evento che tutti conosciamo, capace di convogliare a Milano centinaia di migliaia di persone e aziende interessate non solo al mondo dell’arredamento ma anche a quello del progetto e della creatività.

Chiudiamo con un augurio: che a lui venga dedicata la tanto sospirata prossima edizione del Salone.

 



Articolo di Laura Lazzaroni e Andrea Cuman



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