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A New European Bauhaus: un progetto per il futuro dell'Europa

 

“A New European Bauhaus” è un'iniziativa lanciata lo scorso ottobre dalla Commissione europea a sostegno del Green Deal tra i paesi dell’Unione europea. Non si tratta solamente di un piano ambientale ed economico, ma di un nuovo progetto culturale cui parteciperanno architetti, artisti, studenti, ingegneri, designer per il raggiungimento di un comune obiettivo. Per riprendere le parole di Ursula Von der Leyen, “il New European Bauhaus sarà dunque un movimento basato su sostenibilità, inclusività ed estetica che porterà il Green Deal europeo più vicino alle persone, anzi, tra le persone”.

Ispirandosi alle linee guida del progetto, Triennale Milano ha avviato un ciclo di conferenze digitali a cura di Marco Sammicheli e con la supervisione di Stefano Boeri, realizzate in collaborazione con le rappresentanze diplomatiche e culturali dei paesi europei. L’Institut français Milano ha preso parte attivamente all’organizzazione dell’appuntamento dedicato alla Francia, tenutosi il 27 novembre 2020 e avente per oggetto principale il design francese e la prospettiva europea.

L’evento, introdotto da Linda Marchetti, direttrice dell’Institut français Milano, e moderato da Marco Sammicheli, Triennale Milano, ha coinvolto quattro illustri esponenti del design francese: Dominique Sciamma, presidente di APCI (Agence pour la promotion de la création industrielle) e direttore della scuola CY Ecole de Design di Cergy Paris Université; Constance Guisset, designer di fama mondiale con una lunga frequentazione del sistema design Italia; Jean-Louis Fréchin, architetto, designer e curatore di progetti di design digitale; e Philippe Tabet, talentuoso giovane designer di stanza a Milano.

Intervenuto per primo, Dominique Sciamma ha subito evidenziato la dimensione politica della questione. Il mondo del design, troppo spesso estromesso dai presidi della politica, condivide con quest’ultima una missione fondamentale: rendere migliore la vita delle persone.
Secondo lui, è dunque necessario superare i vecchi modelli e ripensare il ruolo del design nella società contemporanea. Tale operazione passa innanzitutto dalla formazione dei nuovi designer e degli altri operatori del settore, che punti a privilegiare e sostenere una visione sovranazionale, comunitaria, europea.

Constance Guisset ha messo a confronto l’originale movimento Bauhaus con quello contemporaneo immaginato e promosso dalla Commissione europea. Nel primo caso, ha notato l’esperta designer, l’investitura politica è subentrata solo in un secondo momento, mentre oggi è un elemento da considerare centrale e imprescindibile fin da subito: il lavoro dei designer deve essere esplicitamente “politico”, ossia impegnato nel cambiamento della realtà che ci circonda. Guisset ha sostenuto  che è necessario, da un lato, ridefinire concetti-chiave del settore come “funzionalità” e “crescita”, dall’altro, lavorare sull’idea di sostenibilità, la principale sfida del nuovo millennio. 

Jean-Louis Fréchin ha ricordato che il design è nato in Europa e fa parte del patrimonio europeo. Dal suo punto di vista, non si tratta di un’attività, ma di un “atteggiamento”, un modo di pensare, che unisce culture diverse e permette loro di influenzarsi reciprocamente ed evolversi insieme. Il movimento Bauhaus ha dominato l’estetica del XX secolo e ridefinito l’idea di design dopo la seconda rivoluzione industriale. La successiva “rivoluzione digitale”, esplosa sul finire del ‘900, comporta nuove sfide e rende necessaria una discussione sulla sua estetica, qualcosa che in Europa stenta ancora a decollare.

Infine, Philippe Tabet ha raccontato la sua esperienza di giovane designer, facendo riferimento alla sua formazione, alle sue fonti d’ispirazione e alle idee maturate nei primi anni di attività professionale. L’invito che ha rivolto ai colleghi, non solo designer, è quello di non isolarsi, ma di comunicare e unirsi per crescere insieme e fronteggiare le difficili sfide che investono il nostro presente e l'immediato futuro. 

Di seguito la registrazione integrale della conferenza.


Testo a cura di Institut français Milano

 



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