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Uno sguardo sul design che cambia: intervista a Marco Mornata

Design — 10 giugno 2025
Design Republic
Brand
HAY
Muuto

Alla vigilia di 3daysofdesign Copenhagen, il fondatore di Design Republic riflette sui brand nordici, su nuovi equilibri commerciali e sulle sfide e opportunità della Milano Design Week

Con l’avvicinarsi di 3daysofdesign Copenhagen, uno degli appuntamenti più rilevanti nel panorama contemporaneo, abbiamo incontrato Marco Mornata, fondatore di Design Republic, realtà che dal 2015 si è affermata a Milano grazie alla selezione accurata di brand scandinavi e italiani portando in città uno stile riconoscibile, contemporaneo e accessibile. In questa intervista, Mornata ci racconta il suo metodo di selezione, analizza le trasformazioni che stanno ridefinendo il design nordico e offre uno sguardo critico e appassionato sul futuro del design, oltre che sul ruolo delle grandi manifestazioni internazionali in questo processo di cambiamento.



Con quali criteri selezioni i brand che proponi nei due showroom milanesi e nello store online? 

La selezione dei nostri partner è guidata da un criterio imprescindibile: la coerenza con i valori e l’identità di Design Republic. Cerchiamo brand capaci di distinguersi per una forte componente di ricerca e l’attenzione curatoriale, senza mai perdere di vista ma che al contempo siano necessariamente posizionati su una fascia di prezzo “affordable”. Per noi è fondamentale evitare quei marchi che fanno dell’elitarismo un fine, spesso giustificato unicamente da una fascia di prezzo elevata, dinamica purtroppo frequente in parte del design italiano. Negli anni abbiamo anche sviluppato una linea di prodotti private label Design Republic cercando di rimanere allineati con questi valori che, forse proprio per questo motivo, ci sta dando grandi soddisfazioni. 

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X-Line Chair, Rey Collection and Two Colour Table by HAY

L’identità di Design Republic è legata a un gusto new Scandinavian. Come si è evoluta, negli anni l’offerta di brand come HAY, Muuto, Normann Copenhagen? 

Tra il 2010 e il 2020, questi brand hanno rappresentato una vera ventata di novità per il mercato internazionale, imponendosi con una formula semplice ma potente: una proposta di design di alta qualità, frutto di collaborazioni con designer emergenti, ma resa accessibile grazie a un pricing intelligente. A ciò si è affiancata una visione commerciale innovativa, che ha saputo spaziare con coerenza dal piccolo accessorio all’illuminazione, fino all’arredo. Ne è derivata un’esperienza d’acquisto completamente nuova e fresca, soprattutto in un contesto come quello italiano, storicamente più legato a modelli tradizionali. Negli ultimi anni, dopo una fase di crescita esponenziale, questi marchi sembrano aver rallentato la loro spinta innovativa per concentrarsi sul consolidamento delle rispettive identità e sull’affermazione nei mercati globali.

Tra i brand nordici con cui lavori noti una svolta più commerciale o più orientata al contract? 

Sì, decisamente. La grande maggioranza di questi brand, spinti anche dall’ingresso di fondi finanziari e investitori, si è trovata nella necessità di crescere e ampliare la propria quota di mercato. In quest’ottica, molti hanno iniziato a focalizzarsi sul contract, oggi particolarmente dinamico e ricettivo, forse a scapito del mercato retail, che in questo momento si presenta più frammentato e complesso da presidiare. Il mondo contract ha risposto con interesse a questa nuova offerta: una proposta capace di portare nei progetti un linguaggio meno formale e più contemporaneo rispetto a quello dei tradizionali “brand contract”, spesso più tecnici e legati a codici estetici più classici e rigorosi.

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3daysofdesign 2024 - ph. StefaniaZanetti & MatteoBellomo

Tra pochi giorni andrà in scena 3daysofdesign. Sempre più brand nordici privilegiano Copenhagen lasciando da parte Milano: è una scelta strategica del momento o un cambiamento nel modo in cui il design internazionale guarda alla nostra città?

Ormai è evidente: la quasi totalità dei brand nordici ha scelto di concentrarsi esclusivamente su 3daysofdesign, lasciando completamente da parte la presenza a Milano. Ancora più interessante è notare come, negli ultimi anni, anche diversi brand italiani di primo piano abbiano iniziato a partecipare attivamente all’evento di Copenhagen – cosa che fino a 3 o 4 anni fa sarebbe stata impensabile. A mio avviso, si tratta di una tendenza irreversibile nel medio-lungo periodo. Copenaghen oggi riesce a mantenere un focus chiaro e coerente sul design, e proprio questa coerenza rappresenta un elemento di forte attrattività, sia per i brand che per i visitatori. Milano, al contrario, è diventata una piattaforma di una tale vastità e varietà che, pur restando centrale nel panorama internazionale, rischia di disperdere l’attenzione. Il design, in molti casi, finisce per condividere lo spazio con eventi legati alla moda, all’automotive, al food, alla tecnologia e via dicendo. Questo può diventare penalizzante, soprattutto per i brand di dimensioni più contenute o meno radicati sul territorio italiano che faticano a emergere e ottenere la visibilità che meriterebbero durante la Milano Design Week.

Considerazioni sulla Milano Design di quest’anno? 

È sempre una settimana straordinaria, sia per il nostro settore che per la città. Personalmente, sono da sempre un grande sostenitore del Salone del Mobile, che considero il vero cuore pulsante della Design Week milanese. Tuttavia, non si può negare che l’edizione di quest’anno sia stata un po’ sottotono – basta confrontare la lista degli espositori pre-Covid con quella del 2025 per rendersene conto. Credo che sia un tema da affrontare con serietà e lungimiranza: se il Salone dovesse progressivamente perdere attrattività e rilevanza, l’intero ecosistema della Design Week – Fuorisalone compreso – ne risentirebbe inevitabilmente. Dal canto suo invece, il Fuorisalone si è confermato un evento eccezionale, pieno di energia e creatività. Ma attenzione: il rischio è che il gigantismo e la presenza crescente di brand o eventi lontani dal mondo dell’arredo-design possano, alla lunga, diventare un’arma a doppio taglio per il settore. Serve equilibrio per preservarne l’identità e il valore.

Stockholm Furniture Fair
Stockholm Furniture Fair 2035

3 Days of Design o Stockholm Furniture Fair: due anime del design nordico. Che differenze cogli nei format e nel rapporto che i brand instaurano con questi eventi?

È da qualche anno che non partecipo alla Design Week di Stoccolma, ma dalle mie ultime esperienze direi che Copenhagen ha preso il sopravvento. La Stockholm Furniture Fair appare oggi sempre più focalizzata su una cerchia ristretta di brand svedesi, con una portata decisamente più locale e meno internazionale rispetto al passato. Il design scandinavo, oggi, parla quasi esclusivamente danese – sia in termini di rilevanza sul mercato globale che per capacità di innovazione. Copenhagen si è affermata come la vera capitale creativa del design nordico, capace di attrarre brand, designer e visitatori da tutta Europa, con un format dinamico, diffuso e molto curato.

Cosa osservi nei nuovi linguaggi del design, nelle abitudini d’acquisto dei tuoi clienti o nelle scelte curatoriali dei brand? 

Credo che, in questa fase particolare del mercato, il tema centrale per molti brand sia il posizionamento. Stiamo vivendo un momento in cui anche in settori come la moda si parla apertamente di fenomeni come la “luxury shame” e si assiste a una crescita significativa del segmento non-lusso. La propensione all’acquisto è cambiata: le metriche non sono più solo legate al prestigio, ma sempre più a valori come accessibilità, qualità e sostenibilità. Anche nel nostro settore si stanno delineando scenari simili. Una delle tendenze più evidenti è la capacità di proporre prodotti con un pricing accessibile, senza però sacrificare qualità, cura progettuale ed esperienza d’acquisto. È una sfida complessa, ma rappresenta una delle traiettorie più interessanti del design contemporaneo.





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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 10 giugno 2025