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Cosa pensano i designer di NFT e metaverso?


News, Osservatorio — 11 febbraio 2022

Parola a Studiopepe, Adam Nathaniel Furman, Andreis Reisenger e Fabio Viola. Per provare a fare un po’ di chiarezza e individuare opportunità e criticità.

 

Quello degli NFT, i Non-Fungible Token, di pari passo con il metaverso, è un tema che negli ultimi mesi ha guadagnato sempre più popolarità tra gli addetti ai lavori ma anche sulle pagine dei giornali mainstream. L’argomento è stato accolto, da un lato, con curiosità e interesse, dall’altro, con scettiscimo: c’è chi parla di opportunità e chi di futuro distopico.

Attualmente il dibattito sta generando più domande che certezze, mettendo sul tavolo argomentazioni relative a opportunità, ma anche implicazioni etiche e problematiche relative alle risorse energetiche. Dibattito che naturalmente coinvolge anche i designer, che in questa accelerazione digitale si trovano a interrogarsi sul futuro del mondo del progetto applicato a queste nuove tecnologie.
 

NFT e design: bolla o occasione?

Andrés Reisinger è l’autore dell’ormai celebre Hortensia Chair, poltrona in formato NFT, che è poi diventata un prodotto grazie a Moooi, e della più recente Winter House, una casa progettata per il metaverso. Nel 2021 Reisinger è riuscito a vendere all’asta, in qualche manciata di minuti minuti, dieci mobili virtuali per un totale di 450mila dollari.

“Mi sto dedicando molto a questo campo, sono convinto dell’incredibile potenziale degli NFT e del metaverso” — spiega il designer e artista argentino classe 1990 — “Passiamo già più di un terzo del nostro tempo connessi a un dispositivo o uno schermo, la nostra presenza nel mondo digitale è destinata a crescere. Col tempo ci abitueremo a svolgere alcune attività che appartengono al mondo fisico in quello digitale, come per esempio possedere oggetti, costruire e arredare una casa. Le due esperienze non possono sostituirsi vicendevolmente, ma possiamo imparare a renderle complementari; credo davvero che riusciremo a progettare esperienze significative e collettive in questa nuova dimensione digitale, e quindi arricchire le nostre vite anche nel mondo fisico”.

Ma quali sono le opportunità per i progettisti che si interessano a questo mondo?
“A proposito di design, penso che il metaverso rappresenti un'occasione di sperimentazione fino a trovare la soluzione ideale senza implicazioni fisiche. In questo senso il digitale consente di introdurre output positivi nel nostro mondo fisico. È esattamente ciò che è successo con il mio progetto Hortensia (che ha creato digitalmente la domanda prima dell'offerta) e sono sicuro che lo stesso concetto si applicherà alla creazione di nuove proprietà e città; sperimentandole prima su una piattaforma digitale, ci permetterà di creare nuovi edifici che rispondono accuratamente ai bisogni e desideri reali”.
 

Esiste un filo conduttore fatto di immaginari ricorrenti che lega i progetti digitali?

Adam Nathaniel Furman, designer artista classe 1982 di stanza a Londra, presente sul marketplace Rarible con la sua collezione di opere in vendita ci racconta:

“Credo che gli NFT rappresentino semplicemente un’altra modalità per i progettisti per vendere il proprio lavoro, la discriminante è che questa volta c'è l'elemento eccitante delle royalties incorporate: ogni volta che avviene una vendita secondaria, il designer o l'artista ne beneficia, cosa che raramente accade. Il metaverso è, come i libri, le stampe, i forum su internet, i blog, i social media e i giochi per computer: uno spazio in cui gli umani possono condividere le loro creazioni, pensieri e idee, e sarà sia buono che cattivo, proprio come tutto ciò che gli umani fanno racchiude questa duplicità.”

Furman sottolinea inoltre il fatto che siamo agli albori di queste tecnologie, perlomeno per quanto riguarda le applicazioni:
“In questa fase c'è naturalmente una sorta di consenso e immaginario condiviso, così come è accaduto nelle prime fasi di internet: più persone e creatori utilizzeranno questi strumenti e più sarà eterogenea l’offerta, anche dal punto di vista estetico”.

È d’accordo Studiopepe, design agency fondata da Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto, nel sottolineare che il mercato è ancora acerbo. Il duo, autore del progetto De-siderio presentato in occasione del Fuorisalone 2020, è stato precursore nell’immaginare mondi digitali.

“Quello che abbiamo a visto fino a oggi a proposito di NFT e metaverso è soltanto l’incipit, le possibilità creative e progettuali sono pressoché infinite, ma ci troviamo in una fase iniziale in cui c’è omogeneità nell’offerta. I progetti che abbiamo visto finora riprendono archetipi che in una certa misura sono rassicuranti perché caratterizzati da elementi familiari.”

“Se pensiamo a Instagram, ai suoi albori, ricordiamo tutti il grande trend delle immagini in formato quadrato, che via via si è poi evoluto. Lo sviluppo di questi nuovi strumenti porta a un duplice desiderio: quello di indagarli e per altri versi prenderne le distanze. Il progressivo sviluppo dei mondi digitali porta con sé molte opportunità ma anche criticità, soprattutto quando parliamo di nuove generazioni, come nel caso del fenomeno hikikomori, gli adolescenti che decidono di isolarsi dalla vita sociale. Inoltre i più giovani, non avendo conosciuto il mondo analogico, saranno più propensi e facilitati nel comprendere questi mondi”.

Game design e metaverso: le sfide del fisico e digitale

“I game designer saranno gli architetti del metaverso così come i webmaster lo sono stati dell’internet dagli esordi ad oggi," spiega Fabio Viola, gamer designer e producer.

“Già da tempo nei videogiochi quasi 2.8 miliardi di individui nel mondo si incontrano, interagiscono, sperimentano nuove forme di comunità e democrazia, coniano e fanno circuitare monete parallele (crypto currency ante litteram) e producono manufatti virtuali (ora chiamati NFT) che transitano tra i giocatori. Se queste possono essere considerate le premesse del metaverso, oggi è in corso la grande sfida all’infrastrutturazione hardware e alla convergenza tra piattaforme. È così che si spiegano i grandi investimenti dell’ultimo anno da parte di aziende come Microsoft e Facebook e la nascita di migliaia di start up che ambiscono a colmare quel gap, tutt’ora notevole, tra esperienze fisiche e digitali.”

Cosa dobbiamo aspettarci dunque, nei prossimi anni?
“Fino al 2030 assisteremo ancora a forme massicce di digitalizzazione, da intendersi come un mero riversamento tecnologico,” precisa Viola.
“Un mobile nato fisico che viene traslato in digitale, una città riprodotta in Minecraft, una mostra che diventa virtual tour e così via. Queste mere traslazioni da atomi e byte senza un complessivo ripensamento delle modalità di produzione e fruizione, rischiano di minare il percorso verso mondi che dovranno essere in nuce ibridi ed in cui l’esperienze sinestetiche dovranno compenetrarsi con quelle sinesintetiche.”

“È una sfida enorme, creativa ancora più che tecnologica. Team trans-disciplinari dovranno imparare a lavorare insieme superando gli steccati tra dipartimento fisico e dipartimento digitale, perché al centro ci saranno i pubblici giocatori abituati a esperienze coinvolgenti e in cui sentirsi protagonisti e partecipi”.





Tag: NFT Studiopepe Adam Nathaniel Furman Andrés Reisinger Fabio Viola Metaverso



© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 11 febbraio 2022

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